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Il recupero dell’arretrato manutentorio della rete viaria secondaria

Lo studio mette a disposizione di partecipanti e decisori pubblici un approfondimento sul deficit manutentivo accumulato e sulle criticità che hanno concorso a determinare la situazione attuale. Patrimonio infrastrutturale unico: richiede investimenti crescenti per interventi manutentivi complessi e rinnovamento strutturale La ricerca focalizza l’attenzione sull’analisi della rete viaria extraurbana secondaria. Una rete che – considerando i tempi nei quali venne realizzata e ampliata, e le complesse caratteristiche del nostro territorio – può definirsi un’opera di alta ingegneria, che è riuscita a unire l’Italia, superando l’orografia di un Paese montuoso e ricco di corsi d’acqua. Un patrimonio infrastrutturale unico, caratterizzato da una straordinaria concentrazione di opere d’arte (ponti, viadotti, gallerie), che costituiscono un’eredità di pregio e, proprio per questo, un bene delicato, bisognoso di interventi manutentivi complessi. Interventi che richiedono, oggi, investimenti crescenti, legati ad una profonda esigenza di rinnovamento strutturale.
Un primo importante risultato, riguarda la grave carenza di dati e informazioni in possesso degli Enti gestori circa la consistenza stessa e lo stato del loro patrimonio viario. Gli stanziamenti degli ultimi anni sono stati progressivamente ridotti, senza che vi fosse, quantomeno a livello centrale, una reale stima dei fabbisogni. Il metodo quali-quantitativo, utilizzato nella ricerca, ha consentito di calcolare in 6,1 miliardi di euro i fabbisogni standard della manutenzione della nostra rete extraurbana secondaria: 4,4mld per la manutenzione straordinaria, 1,7mld per quella ordinaria, a una media di 46mila euro per chilometro all’anno.
Rapportando il valore del fabbisogno annuo della manutenzione agli investimenti stimati degli scorsi 10 anni, se ne ricava che l’emergenza infrastrutturale in cui versa il nostro Paese è dovuta a mancati interventi per 42mld di Euro. Per raggiungere il fabbisogno standard occorre incrementare la spesa di 5,6mld l’anno. L’incremento di spesa vale 1 punto di PIL e 120mila nuovi posti di lavoro. Secondo lo studio, tale incremento potrebbe generare effetti positivi sulla crescita economica, favorendo l’avvio di un circolo virtuoso di sostegno allo sviluppo economico dei territori e del Paese.