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La sicurezza stradale nella Capitale delle due ruote

16 gennaio 2019. E’ stato presentato oggi lo studio della Fondazione Caracciolo La sicurezza stradale nella Capitale delle due ruote. Evento realizzato con il contributo della Regione Lazio.

400.000 motoveicoli percorrono ogni giorno le vie della Capitale, ma 1 su 2 non è in regola con la revisione. Oltre il 24% dei motociclisti intervistati usa lo smartphone alla guida. Il 23 gennaio guida sicura per 150 giovani delle scuole romane.

Sono intervenuti alla conferenza stampa, Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Filippo Caracciolo, Enrico Stefàno, presidente Commissione trasporti di Roma Capitale, Nicola Passanini, Assessorato lavori pubblici, tutela del territorio e mobilità della Regione Lazio.

Dal 2010 gli incidenti che hanno coinvolto moto e motorini a Roma in ambito urbano sono diminuiti del 38%, i morti del 40% e i feriti del 38%. Sulle strade della Capitale, però, si contano oltre 5.000 sinistri l’anno con un veicolo a due ruote14 al giorno.
Ottobre è il mese con più incidenti (10% del totale su due ruote), mentre a maggio si verificano più decessi (1 su 4).
Durante il rientro serale casa-lavoro (17:00-21:00) si concentra il 31% degli scontri per moto e scooter, ma è nelle ore notturne (22:00-6:00) che si contano più morti su due ruote (34% del totale).

A Roma ogni anno muoiono mediamente 30 persone su due ruote – dichiara Giuseppina Fusco, vice presidente dell’Automobile Club d’Italia e presidente della Fondazione Filippo Caracciolo – e tra le cause spiccano distrazione, distanza di sicurezza e velocità. Incide in modo pesante anche l’età del parco circolante, privo dei principali strumenti di assistenza alla guida (ADAS), oltre all’inadeguatezza del manto stradale e la scarsa consapevolezza sugli equipaggiamenti di sicurezza”. Secondo la Fusco, “è necessario promuovere campagne di sensibilizzazione sui comportamenti corretti, intervenire sulle infrastrutture, incentivare il rinnovo del parco e migliorare la formazione alla guida, come richiesto dalla maggioranza degli intervistati”.

 

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73a Conferenza del Traffico e della Circolazione ACI

30 novembre 2018, Genova, Palazzo Meridiana. Si è tenuta oggi la 73a Conferenza del Traffico e della Circolazione ACI.

Tema prioritario oggetto della conferenza è stato lo stato manutentivo delle infrastrutture viarie secondarie provinciali.

Sono intervenuti il Presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, il Sindaco di Genova, Marco Bucci, il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, il Presidente dell’Automobile Club Genova, Giovanni Battista Canevello e la Vice Presidente dell’Automobile Club d’Italia e Presidente della Fondazione Filippo Caracciolo, Giuseppina Fusco, il Presidente della FIA – Fédération Internationale de l’Automobile, Jean Todt.

L’incontro è stato moderato dal giornalista, conduttore televisivo e scrittore Duilio Giammaria.

In questa occasione è stato presentato lo studio della Fondazione Filippo Caracciolo dell’ACI, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre, Il recupero dell’arretrato manutentorio della rete viaria secondaria. Una priorità per il paese.

Lo studio, presentato della Presidente Giuseppina Fusco, è stato illustrato da Andrea Benedetto, Direttore Dipartimento di Ingegneria, Università degli studi Roma Tre, da Roberto Zucchetti, Docente di Valutazione delle Infrastrutture di Trasporto, Università Bocconi, e da Francesco Russo, Professore Ordinario, Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione.

Hanno partecipato alla tavola rotonda Ennio Cascetta, Presidente Comitato Scientifico Fondazione Filippo Caracciolo, Maurizio Crispino, Professore Ordinario di Strade, Ferrovie ed Aeroporti, Politecnico di Milano, Enrico Musso, Professore Ordinario di Economia dei Trasporti Università di Genova, Achille Variati, Presidente UPI – Unione Province d’Italia.

“Una priorità per il Paese” è così che l’Automobile Club d’Italia definisce la necessità di sanare il gap di manutenzione dei 132.000 chilometri di rete stradale provinciale, strategici per il tessuto economico e sociale del Paese. Le attuali inefficienze e criticità della rete sono dovute al fatto che, negli ultimi 10 anni, sono mancati investimenti in manutenzione per 42 miliardi di euro, come si legge ne “Il recupero dell’arretrato manutentorio della rete viaria secondaria: una priorità per il Paese”, lo studio della Fondazione Filippo Caracciolo di ACI, presentato oggi a Genova, alla 73a Conferenza del Traffico e della Circolazione.

Il fabbisogno annuo per la manutenzione della rete stradale provinciale ammonta a 6,1 miliardi di euro1,7 per la manutenzione ordinaria e 4,4 per quella straordinaria. Ogni chilometro di provinciale richiede, in media, 46.000 euro l’anno, ma le risorse oggi stanziate non superano i 500 milioni, sufficienti alla manutenzione di poco più di 10.800 chilometri: l’8% della rete provinciale.

Investire in manutenzione i 5,6 miliardi di euro che mancano all’appello, frutterebbe il triplo, con un incremento dello 0,9% del PIL (pari a 16,2 miliardi) e una riduzione della disoccupazione fino al 4% (pari a 120.000 nuovi posti di lavoro).

“Sulla capillare rete di strade secondarie si muove l’Italia”, afferma Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia, che aggiunge: “carenza di informazioni sul patrimonio stradale del Paese, mancanza di risorse e complessità delle norme sono le criticità più ricorrenti, ma, quando si parla di qualità e sicurezza delle infrastrutture, i decisori locali, nazionali ed internazionali non possono trincerarsi dietro preconcetti “ideologici”: gli investimenti sulle strade, infatti, non aggravano il rapporto deficit/PIL. Al contrario, attraverso lo sviluppo economico, contribuiscono a migliorare il parametro finanziario oggi più critico per l’Italia. Senza dimenticare che gli incidenti sulle strade provinciali costano 3 miliardi di euro ogni anno. Ricalcando un saggio proverbio inglese, non dobbiamo dimenticare che chi pensa di fare il furbo e risparmiare un penny si ritrova poi a spendere una sterlina”.

959 morti sulla rete extraurbana secondaria – sottolinea Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Caracciolo di ACI – rappresentano il 30% del totale dei decessi sulle nostre strade. Non possiamo continuare a far finta di nulla: gli investimenti per la manutenzione devono essere una priorità. Lo dobbiamo alla tutela della vita umana e allo sviluppo del nostro Paese e dei territori che vivono di artigianato, agricoltura, piccola impresa e turismo”.

“I progetti delle opere devono evidenziare l’annesso programma di manutenzione ordinaria – dichiara Jean Todt, presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile – con indicazione della cadenza degli interventi di manutenzione straordinaria e relativo dettaglio dei costi. Come la sicurezza delle auto, l’efficienza delle strade viene valutata da autorevoli organismi internazionali e la rete viaria secondaria deve raggiungere al più presto punteggi minimi a 3 stelle nella classificazione iRap-EuroRAP. Solo così si può abbattere del 30% il tragico numero degli incidenti stradali”.

 

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Bilancio degli incidenti stradali: le politiche europee, italiane e regionali

Le prime proiezioni sulla riduzione del fenomeno degli incidenti stradali dell’anno 2015 sembrano confermare un rallentamento nel miglioramento della sicurezza stradale: si configura al momento anche una inversione di tendenza e l’obiettivo europeo di ridurre un ulteriore 50% entro il 2020 appare quasi impossibile da raggiungere.
Questo accresce l’importanza e l’urgenza di una nuova fase della lotta alla incidentalità.
Lo studio mira a realizzare un bilancio della sicurezza stradale con gli obiettivi di capitalizzare i risultati positivi, individuare gli insuccessi e le maggiori criticità, per poi rilanciare nuove strategie e politiche di miglioramento del settore. Condividere gli obiettivi di miglioramento della sicurezza stradale fra le forze politiche, la collettività e le associazioni è sicuramente importante ed imprescindibile in una società civile. La ricerca ha lo scopo di mettere in evidenza come l’investimento in sicurezza stradale comporti un rendimento altissimo sia nel breve che nel medio e lungo periodo. Il lavoro ha posto in evidenza come in Italia non tutti i territori regionali sono in egual modo sensibili, coerenti negli interventi e proattivi. In alcune regioni la riduzione di morti e feriti è stata particolarmente alta; in altre regioni si è invece mantenuto praticamente costante il fenomeno e questo ovviamente stride fortemente con gli obiettivi italiani ed europei che richiedevano una riduzione del 50% nel decennio 2001-2010 rispetto al dato nell’anno 2000. Il dimezzamento dei decessi è stato ribadito anche per il decennio 2011-2020 con riferimento all’anno 2010. Infine in altre regioni ancora non si è osservata nessuna riduzione o stabilità del fenomeno, purtroppo una preoccupante crescita del fenomeno. Questi divari anche significativi in Italia hanno stimolato la ricerca per capire quali sono gli elementi di incoerenza fra le regioni; intuire se vi sono territori più sensibili e proattivi, stimare il danno ulteriore di questi divari. Oltre ai tanti costi umani e sociali della incidentalità stradale, anche dal punto di vista economico i conti sono molto significativi e indicano con chiarezza la strada da seguire. In Italia nell’ultimo decennio sono stati stanziati fondi destinati agli interventi di miglioramento della sicurezza stradale pari a circa 137 milioni di Euro nell’ambito dell’attuazione del PNSS. Nel solo anno 2013, se in tutte le regioni si fosse registrata una riduzione del fenomeno pari a quella delle regioni più sensibili e virtuose, si sarebbero potuti evitare a livello nazionale costi sociali per circa 4,8 miliardi di euro. Seguendo lo stesso ragionamento per il periodo 2001-2013, avremmo risparmiato circa 27 miliardi di euro. Ovviamente lo studio ha anche valutato quelli che sarebbero stati i maggiori costi se tutte le regioni, anche quelle molto virtuose, avessero avuto riduzioni ridotte come le regioni poco sensibili e poco proattive. Nel solo anno 2013 si sarebbero avuto costi aggiuntivi per circa 3,9 miliardi di euro; nell’intero periodo 2001-2013 questi costi aggiuntivi sarebbe stati poco al di sotto dei 70 miliardi euro.

La sicurezza stradale in Europa

Confronto su attività ed esperienze della Polizia Locale.

Lo studio mira ad indagare le iniziative a favore della sicurezza stradale poste in essere nelle principali capitali europee, soprattutto ad opera delle rispettive polizie locali, sempre in prima fila nel garantire la sicurezza del traffico cittadino. Tuttavia, la ricerca è stata anche l’occasione per raccogliere informazioni, senza alcuna pretesa statistica, sull’andamento dei sinistri stradali e dei tassi di mortalità nell’ambito di intervento delle polizie locali delle città interessate.

Le statistiche europee già rese note dall’Automobile Club d’Italia e dall’ISTAT nel giugno 2011, sulla scorta dei dati forniti dall’European Transport Safety Council nell’Annual PIN report Year 20111, dipingono, per il decennio 2001-2011, uno scenario piuttosto positivo. Sebbene solamente Lettonia, Estonia, Lituania, Spagna, Lussemburgo, Francia, Slovenia e Svezia abbiano centrato l’obiettivo, fissato nel Libro Bianco del 13 settembre 2001, di ridurre la mortalità stradale del 50% entro il 2010, in tutta l’Unione Europea si è registrato un decremento, con l’Italia che si colloca al 13° posto con un – 43,7% di decessi registrati nel 2010 rispetto al 2001.

ACI – ISTAT. I nuovi dati sugli incindenti stradali, anno 2011

Mercoledì 31 ottobre alle ore 10,00, presso la sede dell’Automobile Club d’Italia in via Marsala 8 a Roma, sono stati presentati i nuovi dati ACI-ISTAT sugli incidenti stradali in Italia e in Europa.
Sono intervenuti il presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, insieme al presidente dell’ISTAT, Enrico Giovannini, e al presidente della IX Commissione della Camera dei Deputati (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni), on. Mario Valducci.

Fondazione ACI “Filippo Caracciolo”: meno incidenti grazie anche a nuove tecnologie e veicoli più sicuri

Il presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Filippo Caracciolo, prof. Ennio Cascetta, interviene alla presentazione dei dati ACI-ISTATsugli incidenti stradali.

La riduzione del numero di morti sulle strade italiane, – 45,6% rispetto al 2001, è stata molto più marcata di quella relativa al numero di incidenti e feriti (solo -22%).
Il dato indica sicuramente uno sviluppo delle tecnologie e degli strumenti legati alle performance di sicurezza dei veicoli, come degli interventi normativi sulle infrastrutture per una mobilità sicura.
Il dato, sebbene confortante, non è però uniforme per tutte le tipologie stradali. Si rileva infatti che mentre nelle Autostrade si ha un -21 % di incidenti rispetto al 2001, nelle strade urbane la percentuale scende al – 15 %, fino ad arrivare nelle strade extraurbane(non autostradali) solo al – 9%.
I valori riscontrati evidenziano una carenza di interventi mirati nelle città, soprattutto nelle città di medie e grandi dimensioni. Le città italiane sopra i 250.000 abitanti hanno un tasso di incidentalità che supera di 2 volte e mezza quello delle corrispondenti città dell’Europa a 27.
Un altro dato significativo dal punto di vista della sicurezza e delle normative a tutela degli utenti della strada è che per la prima volta più del 50% delle vittime è rappresentato dai cosiddetti “utenti vulnerabili”: ciclomotori, motocicli, ciclisti e pedoni.
Insieme a questo dato complessivo va osservato che, negli ultimi 7 anni, diverse tipologie hanno visto tendenze diverse: mentre il numero di morti in incidenti con ciclomotori sono diminuiti del 57%, segno dell’efficacia degli ultimi interventi normativi, quale ad esempio la patente a punti, e tecnologici (sicurezza del casco), si riscontra una riduzione solo del 6% del numero di morti in incidenti che coinvolgono pedoni e del 20% per i ciclisti.
Per quel che riguarda le cause degli incidenti stradali, dall’analisi dei dati emerge clamorosamente che la prima causa, per le strade extraurbane, è la “guida distratta” o “andamento indeciso” (il 19%). Con una percentuale riscontrata ben maggiore persino di quella per guida a velocità elevata (11,5%). L’uso del cellulare in auto, come dimostrano anche precedenti studi dell’ACI, è percepito dall’88% degli utenti della strada come principale motivo di distrazione. Secondo ricerche consolidate nella letteratura, infatti, l’uso del cellulare produce un aumento dei tempi di reazione anche più elevato di quello prodotto dalla guida in stato di ebbrezza.
La Fondazione Filippo Caracciolo propone che venga messa in piedi una vera e propria Safety Review per verificare, a distanza di 10 anni dalla emanazione della normativa europea, la maggiore o minore efficacia dei provvedimenti presi nel nostro Paese (Codice della Strada, sistemi di rilevazione, interventi infrastrutturali) con l’obiettivo di individuare quale strada prendere nel prossimo decennio per raggiungere l’“Obiettivo 2020” dell’Unione Europea.

Incidenti stradali in Toscana: i dati, le azioni di prevenzione, le azioni di controllo

La Fondazione Filippo Caracciolo, parteciperà al Convegno “Incidenti stradali in Toscana: i dati, le azioni di prevenzione, le azioni di controllo”, organizzato dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana. Durante il convegno la Fondazione illustrerà le iniziative nazionali e internazionali adottate in materia sicurezza stradale, con l’intento di dimostrare l’importanza del monitoraggio degli incidenti nella pianificazione delle campagne.

La Fondazione Filippo Caracciolo, parteciperà al Convegno “Incidenti stradali in Toscana: i dati, le azioni di prevenzione, le azioni di controllo“, organizzato dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana. Durante il convegno la Fondazione illustrerà le iniziative nazionali e internazionali adottate in materia sicurezza stradale, con l’intento di dimostrare l’importanza del monitoraggio degli incidenti nella pianificazione delle campagne.

Per una nuova cultura della sicurezza

La Fondazione Caracciolo è intervenuta al convegno “Per una nuova cultura della sicurezza” che si è tenuto il 26 marzo in occasione dell’edizione 2010 di “My Special Car Show” a Rimini.