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La strada della manutenzione: una soluzione per la sicurezza delle infrastrutture e lo sviluppo economico dei territori

Una soluzione per la sicurezza delle infrastrutture e lo sviluppo economico dei territori

La carenza di interventi manutentivi ordinari e straordinari sull’intera rete regionale ha portato nell’ultimo decennio ad un consistente stato di degrado e danneggiamento del corpo stradale, provocando un forte decadimento dei livelli di sicurezza e spesso la chiusura parziale o totale di intere tratte, con grave sacrificio per gli utenti.

Nel tentativo di quantificare gli effetti dello stato delle infrastrutture sui livelli di incidentalità, in questo lavoro sono stati analizzati i dati relativi agli incidenti dell’ultimo decennio e, in particolare, nel 2018, emerge che: l’11% degli incidenti nazionali avvengono nella regione Lazio e che i morti rappresentano circa il 10% dei morti e dei feriti di tutta l’Italia.

L’analisi dei dati di incidentalità, del periodo 2015-2017, e del contesto infrastrutturale ha messo in evidenza, benché sulla base di numeri esigui, che il tasso di mortalità in incidenti con strada dissestata o non pavimentata è triplo rispetto ai casi in strade pavimentate, e questo è vero soprattutto per le strade extraurbane la cui pericolosità è maggiore.

La stima dell’arretrato manutentorio effettuata sul decennio passato, evidenzia ancora valori ingenti in carico agli enti provinciali: 42 miliardi di Euro per la rete nazionale, di cui 2,6 miliardi interessano il Lazio.

L’obiettivo dei piani e programmi di gestione delle infrastrutture deve essere quello di ristabilire la corretta funzionalità della rete, assicurando livelli adeguati di sicurezza e di decoro, che consentano di incrementare i flussi, anche favorendo il rilancio economico del territorio, permettendo la migliore circolazione di materie e prodotti, consentendo la circolazione in sicurezza di pendolari e turisti, nonché il rilancio di piccole e medie imprese locali impegnate sul fronte della progettazione e delle manutenzioni.

Questi obiettivi, che hanno una valenza strategica generale, sembrano oggi quanto mai attuali, per effetto dei pesanti colpi che il Paese ha subito per l’emergenza epidemiologica. Da un lato, sembra quanto mai evidente l’esigenza di far ripartire il mercato del lavoro e, sotto questo aspetto, fra i vari interventi sulle infrastrutture, quello per la spesa manutentiva, caratterizzato da interventi a più elevato tasso di manodopera, sembra il più idoneo ad attivare il circuito occupazionale. Per altro verso, se, quantomeno in una prima fase, la paura dei contagi dovesse trasferire molti utenti dal trasporto collettivo a quello individuale su gomma, è verosimile immaginare che la rete secondaria possa essere interessata da un aumento del traffico con evidenti e negative ripercussioni sul fronte della sicurezza.

Per la Regione Lazio è stato stimato che un investimento complessivo di 358 Mln di Euro annui (81 Mln di Euro annui per la manutenzione ordinaria e 277 Mln di Euro per quella straordinaria), ritenuto necessario per garantire adeguati standard manutentivi alla rete provinciale, potrebbe generare un incremento di PIL di oltre 1 miliardo di Euro.

Il recupero dell’arretrato manutentorio della rete viaria secondaria

Lo studio mette a disposizione di partecipanti e decisori pubblici un approfondimento sul deficit manutentivo accumulato e sulle criticità che hanno concorso a determinare la situazione attuale. Patrimonio infrastrutturale unico: richiede investimenti crescenti per interventi manutentivi complessi e rinnovamento strutturale La ricerca focalizza l’attenzione sull’analisi della rete viaria extraurbana secondaria. Una rete che – considerando i tempi nei quali venne realizzata e ampliata, e le complesse caratteristiche del nostro territorio – può definirsi un’opera di alta ingegneria, che è riuscita a unire l’Italia, superando l’orografia di un Paese montuoso e ricco di corsi d’acqua. Un patrimonio infrastrutturale unico, caratterizzato da una straordinaria concentrazione di opere d’arte (ponti, viadotti, gallerie), che costituiscono un’eredità di pregio e, proprio per questo, un bene delicato, bisognoso di interventi manutentivi complessi. Interventi che richiedono, oggi, investimenti crescenti, legati ad una profonda esigenza di rinnovamento strutturale.
Un primo importante risultato, riguarda la grave carenza di dati e informazioni in possesso degli Enti gestori circa la consistenza stessa e lo stato del loro patrimonio viario. Gli stanziamenti degli ultimi anni sono stati progressivamente ridotti, senza che vi fosse, quantomeno a livello centrale, una reale stima dei fabbisogni. Il metodo quali-quantitativo, utilizzato nella ricerca, ha consentito di calcolare in 6,1 miliardi di euro i fabbisogni standard della manutenzione della nostra rete extraurbana secondaria: 4,4mld per la manutenzione straordinaria, 1,7mld per quella ordinaria, a una media di 46mila euro per chilometro all’anno.
Rapportando il valore del fabbisogno annuo della manutenzione agli investimenti stimati degli scorsi 10 anni, se ne ricava che l’emergenza infrastrutturale in cui versa il nostro Paese è dovuta a mancati interventi per 42mld di Euro. Per raggiungere il fabbisogno standard occorre incrementare la spesa di 5,6mld l’anno. L’incremento di spesa vale 1 punto di PIL e 120mila nuovi posti di lavoro. Secondo lo studio, tale incremento potrebbe generare effetti positivi sulla crescita economica, favorendo l’avvio di un circolo virtuoso di sostegno allo sviluppo economico dei territori e del Paese.